mercoledì 6 aprile 2011

I GIORNI PERDUTI

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa sul camion.Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città fermandosi sul ciglio di un vallone.Kazirra scese dall’auto ed andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e , fatti pochi passi, la scaraventò nel vallone, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.Si avvicinò all’uomo e gli chiese: “Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?”Quello lo guardò e sorrise: “Ne ho ancora sul camion da buttare. Sono i giorni.”

“Che giorni?”

“I tuoi giorni.”

“I miei giorni?”

“I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?”


Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C’era dentro una strada d’autunno , e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo. C’era una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Si sentì prendere da una certa cosa quì alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. “Signore!” gridò Kazirra, mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole. Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo di casse misteriose.


E l’ombra della notte scendeva.

( Dino Buzzati  -  I giorni perduti)


...Ho sempre amato troppo questo racconto, per non pensare che un giorno o l'altro l'avrei condiviso con voi care amiche...

6 commenti:

  1. ROS, GRAZIE!!!
    non lo conoscevo, l'ho letto e mi sono venuti i brividi. E' stupendo veramente stupendo.
    L'ho copiato e me lo terrò caro!

    RispondiElimina
  2. Grazie Ros, è molto bello questo racconto.
    Mi fa riflettere...
    Milena d

    RispondiElimina
  3. Bè, se ci pensiamo bene, è qualcosa che capita un pò a tutti noi a volte...Spesso presi dalla frenesia, consumiamo le nostre giornate senza averle realmente vissute, perdendo così attimi importanti!
    Un saluto, Mary

    RispondiElimina
  4. Celà donne à réfléchir ...
    Besoin de consommer au lieu d'apprécier !
    Bisous doux
    Marie-Ange

    RispondiElimina
  5. bello questo racconto e....un pò angosciante nello stesso tempo......


    :-) grazie di essere passata a trovarmi e...grazie per le tue parole!!!!

    RispondiElimina
  6. E' davvero bello, e fa molto riflettere...spero di non avere troppe casse da aprire, purtroppo al tempo che passa non c'é rimedio...
    Un bacione!

    RispondiElimina

Grazie per le vostre parole...sono il "carburante" per la mia creatività e per questo blog...

Translate

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails